L'obiettivo che dobbiamo prefiggerci è quello di analizzare le cause e trovare le soluzioni per favorire la formazione di giovani, che da adulti possano trovare in loro la forza per non fondare la ragione del proprio vivere sull'avere ma sull'essere se stessi e che non cerchino fuori di sé, nella droga e nel rifiuto della vita, la risoluzione dei propri problemi. 
Il disagio giovanile è un problema sociale, culturale ed anche, a volte, economico. 
I fattori predisponenti sono di varia natura: il consumismo ed i mass-media, che comportano una mercificazione dei valori e la creazione di falsi miti e stereotipi, la globalizzazione, una minore stabilità della famiglia, un progressivo decadimento dell'importanza dell'istruzione scolastica, la crisi dei valori etici, etc. 
I rimedi per attenuare il disagio giovanile possono essere cercati nello sport, nel recupero dei valori etici e culturali, in una politica del lavoro aperta ai giovani, nello sviluppo di modelli di società “solidali” dove confrontare esperienze e disagi (anziani, giovani, emarginazione, handicap, etc) per trovare insieme soluzioni e percorsi comuni, trovando quindi un punto di forza a partire dalle singole debolezze.
Ogni Club potrebbe liberamente sviluppare, un punto di criticità ed una possibile soluzione, sia con conferenze, che con attività di impegno sul territorio, producendo una relazione su quanto svolto, che possa essere di stimolo agli altri per successive attività e forniscano alla fine, nel loro insieme, un quadro complessivo del tema sviluppato.
Programmando in tempo utile le singole attività si può, nel rispetto delle prerogative dei singoli club, pervenire ad una trattazione che tenga conto  delle svariate problematiche e delle possibili soluzioni.
Elettra Consoli
Responsabile Tema di Studio Distrettuale "Disagi Giovanili"

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"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861".

Questo il testo della legge n. 4671 del Regno di Sardegna, approvata dal Parlamento nella seduta del 14 marzo 1861, in cui si proclama ufficialmente il Regno d’Italia. Quella legge diventerà, infatti, il successivo 21 aprile la n. 1 del neocostituito Regno.
 E così nel giro di due primavere (1859-1861) nacque da un’Italia divisa in ben sette stati il nuovo Regno con a capo Vittorio Emanuele II, proclamato Re d’Italia. Il rapido percorso di riunificazione prese le mosse dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi nel 1859 unita al contemporaneo progressivo sgretolarsi dei vari staterelli che avevano trovato un forte appoggio nella costante presenza austriaca nella penisola. Il forte elemento unitario era costituito dal fatto che il nuovo stato, pur non avendo tradizioni politiche univoche, si basava su una nazione culturale di antiche origini; per dirla con le parole dello storico svizzero Werner Kaegi all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale, l’Italia già cinque secoli prima dell’unità aveva “un’effettiva coscienza nazionale” anche se non formalizzata dal punto di vista politico. Non terra di esuli e di genti sottomesse al potere straniero, quindi, ma Stato che rappresentava pienamente la nazione italiana…Patria!
Certamente il ruolo svolto dal Mezzogiorno, e dalla Sicilia in particolare, nel processo di riunificazione nazionale non fu secondario. La Sicilia non fu teatro passivo della spedizione garibaldina. Quella spedizione -per cui si erano battuti, insieme a Garibaldi, i siciliani Francesco Crispi, Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa- attecchì e portò i suoi frutti proprio perché sin dall’aprile del 1860 l’isola intera aveva mostrato fortissimi segni di insofferenza al dominio borbonico. Dallo sbarco a Marsala, poi Salemi, infine la battaglia di Calatafimi, in seguito alla quale dilagò l’entusiasmo. Ai Mille si unirono per le strade schiere di “picciotti” che insorsero combattendo, liberando infine Palermo. I moti unitari crebbero dal basso e scaturirono in seno alla società civile. I Siciliani, dunque, non approfittarono semplicemente di una forza liberatrice condotta da altri, ma espressero energie proprie per affrancarsi definitivamente  da un regime da tempo avvertito come nemico. Garibaldi stesso ebbe a dire ad un amico “L'insurrezione siciliana porta nel suo grembo i destini della nostra nazionalità”. La Sicilia si rese, dunque, protagonista della fase più importante della lotta per l’Unità d’Italia.
Ed è per questo che nel 150° anniversario della fondazione del nostro Stato unitario il Distretto Leo 108 YB Sicilia, in particolare, sente molto forte l’esigenza di approfondire un tema così importante. Tale tema di studio, scelto anche dai nostri Lions e a livello del Multidistretto Leo 108 Italy, è stato correttamente individuato dal nostro Presidente Antonio Amata, il quale in una ricorrenza così prestigiosa ha voluto che non sfuggisse l’occasione di riflettere sull’apporto dato dal Mezzogiorno d’Italia, e dalla Sicilia in particolare, alla costituzione di una storia e di una cultura comune a tutta la nazione. E’ opportuno soprattutto che i Leo meditino su quel sentimento di italianità che affratellò giovani provenienti da ogni dove uniti nell’ideale comune ma anche sulla valorizzazione delle diversità quali componenti essenziali di quell’unico grande processo unitario, sull’UNITA’, così ardentemente desiderata e poi finalmente guadagnata, unico presupposto essenziale per “garantire alla penisola l’indipendenza e la libertà” –volendo usare le parole scritte nel 1860 da Cavour in un’epistola-.
Sin da ora sento il dovere di ringraziare Antonio per aver affidato a me questo particolare compito di stimolo e coordinamento di tutte le attività che durante l’anno sociale saranno organizzate e che si inseriranno nell’ambito delle manifestazioni per festeggiare i 150 anni dall’Unità d’Italia. Sono sicura che i Leo siciliani saranno pieni di idee; non mancheranno accanto agli eventi più propriamente culturali quelli ludici e già disponiamo di alcuni progetti in cantiere. 
Tantissimi saranno i temi da poter approfondire: unità nazionale e coesione sociale anche come riscoperta delle autonomie locali, federalismo e regionalismo, la valenza storica e giuridica del dettato costituzionale in cui i Padri Costituenti vollero inserire l’espressione “..Repubblica una ed indivisibile”, per rimarcare che l’unità dello Stato italiano era stata finalmente posta al riparo da prove durissime che avevano minacciato nell’intimo la solidità e stabilità del paese, oltre che ovviamente la sua credibilità sul piano internazionale.
Il tema scelto è a me molto caro ed anche per questo farò del mio meglio per non deludere le aspettative di quanti in me hanno creduto. E’ un tema di approfondimento carico d’energia positiva, che ci fa riscoprire il senso dell’essere tutti cittadini di un unico paese, pur parlando dialetti diversi. E mi si permetta un paragone con quanto fatto a livello governativo nell’aprile 2007, costituire cioè un comitato deputato specificamente all’organizzazione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Orbene i Leo siciliani, nel loro piccolo, hanno utilizzato lo stesso strumento –anche se non si tratta di un comitato ma di una sola persona, riteniamo che l’idea di fondo sia la stessa- per perseguire altrettanto grandi e nobili obiettivi. Colgo l’occasione, quindi, per dire che sono onorata di adempiere a tale compito associativo. 
A titolo esemplificativo, vorrei richiamare adesso l’attenzione di tutti su un passaggio del cerimoniale –quello in cui si ricordano i principi dell’etica lionistica- che a volte quasi meccanicamente ci limitiamo a leggere o ad ascoltare. Ci siamo mai interrogati sul perché di certi fondamentali principi? Più specificamente, tra le altre cose, nell’anno sociale appena iniziato, nell’ambito di questo tema di studio, approfondiremo insieme e riscopriremo l’effettiva valenza del cosa significhi “Avere sempre presenti i doveri di cittadino verso la Patria, lo Stato, la Comunità nella quale ciascuno vive”, principio più volte da me ricordato ed attinente a quanto stiamo trattando.
Non credo a questo punto sia retorica il concludere volendo recuperare quei motivi di fierezza e di orgoglio nazionale troppe volte lasciati da parte. Avremmo bisogno di una più matura consapevolezza storica comune anche per affrontare le sfide che spesso mettono alla prova il nostro paese, per dare un senso alle parole del nostro inno nazionale e per tenerci saldi nelle avversità di una realtà che cambia. Ne abbiamo bisogno tutti. Abbiamo bisogno principalmente di recuperare quel senso di orgoglio, quell’attaccamento ai simboli della nostra identità nazionale, spesso dimenticati dai più ed invece fatti imprimere a fuoco nella nostra memoria dalle imprese eroiche di quanti hanno donato la propria vita, portando la nostra bandiera.
Viviana Inguscio
Responsabile Tema di Studio Distrettuale “150° Anniversario dell’Unità d’Italia”

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